Aloe e la sua Anima

a cura della dott.ssa Tiziana Brigada, Centro Rebis


L'anima dell'Aloe

Abbiamo tanti modi di vedere una pianta: la possiamo vedere soffermandoci sull’aspetto esteriore ed estetico, sull’aspetto fitoterapico (dei principi attivi), sull’aspetto decorativo, ma abbiamo un solo modo per cogliere tutti gli aspetti di una pianta ed è quello di saper cogliere la sua “anima”.

L’anima di una pianta è la sintesi di tutti i suoi aspetti più o meno esteriori, più o meno visibili e tangibili, essendo la sintesi manifesta della sua essenza.

La medicina vibrazionale e la fisica quantistica hanno messo in rilievo come ogni cosa ed anche quindi le piante emanino “informazioni” non solo attraverso i principi attivi che lavorano sulla parte corporea, ma anche onde energetiche che in-formano e influiscono sull’esito positivo dell’uso della pianta stessa. Su quest’ultimo aspetto si sviluppano la medicina omeopatica, la floriterapia, che contengono non più la parte fisica e ponderale della pianta bensì la sola in-formazione, costituita dalle vibrazioni oggi per lo più misurabili.

Per entrare nel merito e cogliere “l’anima” della pianta, è necessario soffermarsi su più aspetti: non solo dove cresce, la sua forma, il colore, ma anche il suo comportamento e i miti e gli usi antichi, per poi scoprire con estrema esattezza un perfetto collegamento con i suoi principi attivi.

Le popolazioni antiche “sceglievano” su questa onda le piante medicinali, individuando quella che oggi chiameremo la “segnatura”, ovvero l’anima della pianta. Non avendo ancora strumentazioni in grado di fornire le risposte scientifiche di cui oggi siamo a conoscenza basavano la loro medicina sulle capacità intuitive e la sperimentazione.

L’aloe è conosciuta per le sue capacità terapeutiche da tempi immemorabili, si hanno tracce di ciò in Egitto. Nel papiro Ebers (1550 a.C.) viene definita la pianta dell’immortalità e veniva usata anche per imbalsamazione. Le regine Nefertiti e Cleopatra sembra che la utilizzassero per la loro bellezza. Anche i Sumeri conoscevano la preziosità dell’aloe (2100 a.C.) e in Mesopotamia veniva usata per scacciare gli spiriti maligni. Salomone (ebreo), conosciuto per la sua saggezza, ne faceva uso.


Si trovano tracce di conoscenza dell’aloe anche in Persia ed in India intorno al 600 a.C. Gli indù credevano che questa pianta crescesse nel giardino dell’Eden e la chiamavano la “guaritrice silenziosa”. In Florida si credeva che la fonte della giovinezza fosse nascosta ed immersa in una piantagione di aloe.

I primi riferimenti all’uso reale nella storia si hanno con il medico Dioscoride (41-68 d.C.), che l’usava per infiammazioni di vario genere, per fermare emorragie da ferite e idratare e nutrire la pelle secca e Plinio il Vecchio (23-79 d.C.) ne ampliò le conoscenze imputando all’aloe anche una funzione traspirante.

I Templari usavano l’aloe con vino di palma e canapa, per buona salute e longevità e chiamavano tale bevanda l’”elisir di Gerusalemme”. Nel medioevo l’uso dell’aloe era praticamente conosciuto in tutto il mondo.

Tuttavia la presenza di una sostanza altamente purgante -l’aloina- contenuta nella linfa rosso-gialla della scorza, generò una certa riluttanza per l’aloe per diverso tempo. La scoperta e l’isolamento di tale sostanza ha reso oggi la massima fruibilità benefica del prodotto.

Il nome aloe deriva dall’arabo alloeh il cui significato è “sostanza amara splendente”.

L’erboristeria alchemica attribuirebbe infatti all’aloe diverse funzioni archetipali, in primis una valenza saturnina, proprio per il sapore amaro e la durezza e pesantezza delle sue foglie.

L’alchimia è la scienza delle trasformazioni -tra l’altro antichissima e legata ad un altrettanto atavico sapere- e considera la realtà allo stesso modo della fisica quantistica cioè come un aspetto dell’energia. Tutto ciò che per noi è reale è solo quindi la manifestazione  concreta e tangibile  di un’energia, di  una  funzione originaria e primordiale (archetipale). Saturno è l’archetipo della condensazione ed è associato a tutto ciò che è duro e amaro e legato al tempo. Tutto quello che è sotto il suo dominio agisce quindi positivamente sulle ossa. E’ collegato alle prove ed alle difficoltà della vita e per ciò al sapore amaro. Così come lo stesso sapore agisce positivamente sulla digestione ciò che è collegato a Saturno agisce positivamente sull’elaborazione delle esperienze negative. L’aloe era infatti anche usata per scacciare gli spiriti maligni e considerata in molti ambiti come bevanda della bellezza e immortalità.

L’aloe è anche collegata alla luna -altra funzione archetipale- che è la funzione che crea forma e limite e pertanto utilissima per il sistema immunitario (funzioni antisettiche e antibiotiche) e la pelle. Certamente una delle funzioni principali collegate all’aloe, dopo saturno è quella solare, per la capacità della pianta di sopravvivere in terreni aridi, per il fiore che ritto dal centro si erge verso il cielo con il suo colore giallo. La funzione solare agisce terapeuticamente sul sistema cardio-circolatorio.

La presenza di spine la rendono collegata anche a Marte –funzione di estroversione- capace quindi di agire favorevolmente sui muscoli, il fegato, e sulle infiammazioni (antinfiammatorio) e ferite in genere (antisettico).
L’aloe è una delle rare piante che possono vantare la compresenza di più di due funzioni archetipali che la rendono una panacea per molti mali. Inoltre una preparazione che ne rispetti la natura, garantisce il mantenimento dell’anima della pianta, in grado così di agire non solo sul corporeo ma anche sullo psichico.

L’aloe inoltre presenta questo gel all’interno delle foglie che simbolicamente rimandano all’essenza, facilmente alterabile al contatto con l’aria ed alla luce, preziosa e delicata. Solo una preparazione accurata, come quella svolta dall’azienda Forever, è in grado di garantirne l’efficacia, un efficacia legata al fatto che si è mantenuta intatta l’Anima di una pianta così preziosa.

(fonte: Notiziario Forever , Centro Rebis)